Negli ultimi anni la presenza russa nel continente africano è cresciuta in maniera esponenziale, in particolar modo nei settori della difesa e della sicurezza. Nella sua corsa all’ottenimento di maggiore influenza, rispetto ai rivali, Mosca usa – in maniera non del tutto velata – attori privati ma di fatto legati al Cremlino, come la società di sicurezza Gruppo Wagner (in russo Группа Вагнера). Fondata da un ex ufficiale delle forze per le operazioni speciali della Federazione russa, Dmitry Utkin, e finanziata dall’oligarca Evgenij Prigozhin, il Gruppo ha partecipato attivamente alle operazioni in Ucraina nel 2014, prima di attivarsi in altre missioni su più fronti internazionali. Il Gruppo fa vacillare le classiche definizioni convenzionali. Secondo esperti militari, non esisterebbe un’unica entità aziendale registrata chiamata Wagner Group. Piuttosto, tale nome viene utilizzato per descrivere una rete di compagnie e gruppi di mercenari che i governi occidentali considerano strettamente invischiati con lo Stato russo. La loro natura oscura ha permesso al Cremlino di negare qualsiasi legame con il Gruppo. Tale player, ad oggi, rappresenta una seria minaccia allo stato di diritto dei paesi africani e ai tentativi di esportazione dei principi democratici da parte occidentale.
La Guerra Fredda ha permesso una maggiore diffusione delle società di sicurezza e militari private. Molti paesi hanno spesso fatto affidamento sui loro servizi, poiché tali attori sono più flessibili, più economici e spesso molto più capaci delle normali forze armate. I conflitti nell’ultimo secolo, in particolare le guerre in Afghanistan e Iraq, hanno visto tali gruppi coinvolti a tutti i livelli, dal supporto logistico alle operazioni ad alta intensità. Nella Russia post-sovietica, sebbene legalmente vietate, compagnie militari privati hanno iniziato ad operare a partire dagli anni Novanta, attirando l’attenzione della comunità internazionale solo dopo l’impiego nei conflitti in Ucraina e in Siria. Oggi, il Cremlino vede tali attori come uno strumento politico-militare per aumentare la propria influenza all’estero. Il governo russo può lavarsi le mani se le azioni dei mercenari causano imbarazzo o violano leggi internazionali o impegni politici. Gli stessi fattori aumentano la loro utilità in situazioni rischiose, dove il coinvolgimento del governo russo potrebbe altrimenti portare a una crisi diplomatica o addirittura a uno scontro militare. A ciò si aggiunge un motivo in termini di consenso domestico: l’utilizzo di tali gruppi permette a Mosca di nascondere le perdite subite durante i conflitti. Poiché queste formazioni sono formalmente società private, le loro perdite non vengono inserite nei rapporti ufficiali del ministero della Difesa russo.
La presenza russa in Africa sta rafforzando i suoi obiettivi geopolitici più ampi: aumentare la sua influenza e indebolire l’influenza dell’Occidente, in particolare degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Considerando il continente nero una delle priorità della politica estera russa, il presidente Vladimir Putin cerca, da una parte, di approfondire a tal punto le relazioni con i paesi coinvolti da renderli dipendenti dalle risorse militari fornite e, dall’altra, di accedere alle risorse africane, prendendo di mira paesi che hanno governi fragili ma sono spesso ricchi di materie prime importanti. L’impiego di attori come il Gruppo Wagner ha come obiettivo dichiarato quello di porre fine ai complessi conflitti civili presenti nei paesi africani. La strategia utilizzata nei vari contesti pare essere quella di offrire ai governi in difficoltà – o alle fazioni più propense ad un soccorso russo – di condurre operazioni militari contro il rivale locale senza nessuno tipo di vincolo dal punto di vista dei diritti umani e, così facendo, di consentire un’azione decisiva nei loro sforzi di conquista del potere. In sostanza, supportare il regime senza riguardo per le vittime civili, le responsabilità e il pluralismo politico. A sua volta, la Russia chiede il pagamento in concessioni per risorse naturali, contratti commerciali sostanziali o accesso a infrastrutture strategiche, come porti e aeroporti. Al contempo, Mosca arriva in quei luoghi dove Washington e Bruxelles sembrano aver distolto lo sguardo negli ultimi anni. In tali contesti, la Russia di Putin è operativa con una serie di strumenti e attori – dalle campagne di disinformazione, attraverso l’utilizzo di troll, alle società paramilitari private – volti al raggiungimento dei propri obiettivi.
Negli ultimi anni, i mercenari del Gruppo Wagner sono stati dispiegati un po’ ovunque in Medio Oriente e in Africa. Dalla Siria allo Yemen, Dal Mali alla Libia, dal Sudan alla Repubblica Centrafricana. Tale attore si è concentrato principalmente sulla protezione delle élite governanti al potere, o su fazioni emergenti, e sulla difesa degli interessi strategici. In paesi come il Mali e la Repubblicane Centrafricana, Mosca ha colto il diffuso malcontento nei confronti della Francia, ex potenza coloniale, per rafforzare la sua presenza e influenza, con la Libia che funge come una sorta di hub per i dispiegamenti nell’area. La posizione geostrategica della Libia sulla sponda sud del Mediterraneo e la sua ricchezza in termini di risorse naturali hanno attratto la Russia e la sua rete di compagnie di sicurezza private. La presenza militare russa nella regione mediterranea non può evidentemente competere con le forze permanenti della Nato e quelle degli Stati Uniti, tuttavia con l’entrata sulla scena libica e inserendosi di fatto come attore protagonista nel conflitto civile, la Russia, attraverso il Gruppo Wagner, ha schierato delle unità in Libia dalla fine del 2018 a sostegno del feldmaresciallo Khalifa Haftar, capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna). Il gruppo Wagner ha fornito consulenza, assistenza e capacità di addestramento e, ricorrendo a mezzi indiscriminati, ha aiutato l’uomo forte della Cirenaica ad espandere la sua influenza sul territorio e a prendere il controllo di alcuni giacimenti petroliferi. Come altri mercenari stranieri attivi nel paese (si pensi a quelli ciadiani, sudanesi o siriani), il gruppo Wagner, fino ad oggi, ha ignorato le richieste della comunità internazionale di lasciare il paese maghrebino.
La presenza dei mercenari russi in Libia è legata, secondo le Nazioni unite, a una serie di presunti crimini di guerra. Le accuse rivolte al Gruppo sono diverse, come ad esempio: uccidere regolarmente i prigionieri di guerra per evitare il loro sostentamento; piazzare mine non contrassegnate e ordigni esplosivi improvvisati (in alcuni casi utilizzando giocattoli per bambini). L’Onu ha più volte evidenziato come la presenza di mercenari stranieri, in particolar modo quelli appartenenti al Gruppo Wagner, sia una grave minaccia per la stabilità e la sicurezza dell’ex colonia italiana. Insicurezza e instabilità che sono caratteristiche principali nell’intera regione del Sahel. Dal 2019 ci sono stati diversi colpi di Stato riusciti in questa regione (Burkina Faso, Ciad, Guinea e Mali) e alcuni falliti (Guinea Bissau e Niger). Sicuramente il numero di tali iniziativa ha generato un più ampio senso di destabilizzazione e un sentimento sempre più incline a “forzare il cambiamento”. L’annuncio del ritiro francese dal Mali (Operazione Barkhane), lo scorso febbraio, ha difatti facilitato una maggiore penetrazione di attori come i militari privati russi che hanno prontamente stretto legami con la giunta militare del Mali. Per molti paesi africani, la Russia offre un’interessante alternativa alla Francia e all’Occidente in generale. Il sostegno del Cremlino viene fornito con poche condizioni e meno bagaglio storico rispetto alle ex potenze coloniali e agli Stati Uniti. Questo potrebbe essere in parte anche il motivo per cui, nel voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per condannare le azioni della Russia in Ucraina, 17 paesi africani – circa un terzo – si sono astenuti.
In conclusione, mentre il rapporto tra il Gruppo Wagner e il Cremlino rimane opaco, è possibile affermare che la Russia ha utilizzato tale legame come veicolo per promuovere i suoi interessi geopolitici nella regione sfuggendo allo stesso tempo a un’eccessiva esposizione al controllo degli altri attori internazionali. Un successo, quello russo, in parte ottenuto perché gli eventi si sono verificati in regioni ritenute “meno importanti” per gli interessi politici occidentali e che, secondo alcune sfere della società, erano da tempo abituate a guerre per procura e spargimenti di sangue. Mosca ha chiaramente colmato il vuoto lasciato dai paesi europei e il disinteresse americano. L’Unione europea ha in più circostante dichiarato come i paesi saheliani ed europei siano partner naturali, legati da storia, geografia e cultura. Inoltre, tali Stati svolgono un ruolo significativo nel concetto strategico e securitario dell’Ue. Dopo la caduta nel 2011 di Muammar Gheddafi, è diventato chiaro, infatti, come il Sahel fosse diventato una prima linea nella guerra contro il terrorismo e la criminalità organizzata, nonché un punto di transito per molti migranti che cercavano – e cercano ancora oggi – di raggiungere l’Europa. Per tali motivi ci si aspetta un’azione più incisiva da parte dei paesi europei. Per gli Usa, invece, nonostante la Libia e il Sahel non siano una priorità, è nei loro interessi sollecitare il ritiro dei mercenari. La partenza di questi ultimi dalla Libia negherebbe alla Russia la sua attuale posizione alle porte meridionali dell’Europa. In altre parole, la competizione tra le grandi potenze in determinate aree ha assunto forme di conflitto più sottili o indirette. Scontri aperti non sono nell’interesse di nessuno, quindi le tensioni spesso si manifestano a livelli di concorrenza più bassi. In questa “zona grigia” tra concorrenza (economica e politica) e guerra, le compagnie militari private, come il Gruppo Wagner, possono offrire grande flessibilità e una maggiore possibilità di raggiungere gli obiettivi.
Mario Savina
[…] La maggiore tensione fra la Nato e la Russia ha inoltre delle conseguenze dirette per il fianco meridionale dell’Alleanza. La Russia ha, infatti, incrementato il suo attivismo nel Mediterraneo, il che spiega anche la decisione americana di aumentare le risorse destinate al pattugliamento navale della regione. Il maggiore attivismo di Mosca si estende anche al continente africano, dove si registra una maggiore presenza di unità del gruppo Wagner, una compagnia privata operante nel settore della sicurezza con forti legami con il Cremlino. Le forze della Wagner svolgono un ruolo sempre più evidente anche in Libia. […]
[…] militare in Africa sono una risposta all’attivismo russo nella regione del Sahel attraverso il Gruppo Wagner. Con la conclusione dell’Operazione Barkhane e la relativa fine della presenza militare di […]